Da Bollywood ecco l’eroina del fumetto contro gli stupri

Colori ipnotici alla Bollywood, mitologia induista e una storia da supereroi: a gridare basta con la violenza sulle donne questa volta è un fumetto indiano. E per imporre con forza il suo messaggio è gratis sul web, con tanti extra ed effetti speciali. L’idea è di un giovane regista di documentari, Ram Devineni. Nel dicembre 2012 come tanti suoi concittadini era in piazza a New Delhi per protestare dopo l’ennesimo stupro di massa su un autobus (che causò la morte di una ventitreenne) e contro la mancanza di reazioni da parte delle autorità: “Durante una manifestazione un poliziotto mi ha detto: le brave ragazze non vanno in giro da sole di notte. Mi pare evidente che in India sia necessaria una battaglia culturale, prima ancora che giuridica”.
Per un anno Ram viaggia attraverso il suo paese e il sudest asiatico. Parla con sociologi, attivisti, avvocati, operatori di Ong. Incontra e intervista molte vittime di abusi. Cosa fare di tutto questo materiale? Viene naturale pensare a un documentario, ma è proprio nel corso del viaggio che nasce l’idea di un fumetto. “Ho pensato fosse il modo più facile per far arrivare il messaggio agli adolescenti. Ed era perfetto per realizzare la storia che avevo in mente. Nella cultura e mitologia induista spesso i comuni mortali incontrano le divinità. E allora, perché non far incontrare una donna vittima di violenza con gli dei?”.
Un anno di lavoro con il disegnatore Dan Goldman e un team di autori e grafici, e nasce Priya’s Shakti (il potere di Priya). E’ la storia di una ragazza che ha subito uno stupro e viene ripudiata dalla sua famiglia, cosa che accade spesso nella realtà. Il suo grido di dolore arriva fino alla dea Parvati, che scende sulla terra per dare a Priya la forza di superare le sue paure e convincere gli abitanti della sua città ad educare i loro figli ai valori del rispetto e dell’uguaglianza. Il tutto è condito da azione e colpi di scena, perché in fondo Priya è “una super eroina indiana, anche se non ha super poteri: la sua forza è quella della persuasione”.
Gli autori hanno voluto “testare” il loro lavoro prima del lancio ufficiale su un campione molto particolare: i ragazzi di Dharavi, lo slum di Mumbai dove Danny Boyle ha girato “The Millionaire”, uno dei più poveri dell’India. “Abbiamo capito che il fumetto ha un grande pregio per un teenager: si sfoglia in appena 15 minuti. Ma lascia dentro un messaggio che durerà ben più a lungo”. Priya’s Shakti, che potete leggere da oggi su Repubblica.it, è stato finanziato e promosso dal Tribeca Film Festival, dalla Ford Foundation e da varie associazioni no profit e Ong che operano in India. “Proprio con l’aiuto delle Ong nostre partner come Apne Aap vogliamo raggiungere scuole e comunità in tutto il paese: abbiamo già tradotto la storia nelle nostre lingue regionali. Inoltre per i giovani che abitano in città abbiamo pensato di distribuire il fumetto attraverso la più grande catena di caffè in India, dove sarà possibile scaricare Priya’s Shakti. E con i download gratuiti dal nostro sito priyashakti. com puntiamo a raggiungere milioni di lettori”.
Fanno parte del progetto anche gli artisti dei manifesti di Bollywood, che hanno riempito i muri di New Delhi e Mumbai con graffiti che ritraggono Priya. Immagini che, come quelle del fumetto, prenderanno vita grazie alla “augmented reality”, una app che si può scaricare gratuitamente. “Inquadrando le vignette o i murales con il proprio smartphone è possibile accedere ai contenuti speciali”. Così i disegni diventano clip da vedere sullo schermo del cellulare. Ad esempio, le immagini dell’ultima pagina del giornalino ritraggono quattro figure femminili: azionando la app è possibile vedere le interviste di Ram alle quattro donne, tutte vittime di abusi.
“Per proteggere la loro identità non le abbiamo filmate, ma trasformate in brevi cartoni animati. Uno dei vantaggi della augmented reality è che può essere continuamente aggiornata: quindi avremo nuove interviste e approfondimenti con cui arricchiremo il fumetto”. Ce n’è bisogno: “Almeno la metà delle persone con cui ho parlato mi ha detto che le donne hanno le loro colpe, perché continuano a vestirsi in maniera provocante”. Quante battaglie, ancora, sulla strada di Priya.
di FRANCESCO FASIOLO e LUCA RAFFAELLI
Fonte Repubblica.it

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