La Turchia mette il bavaglio a internet

Una brutta notizia per la libertà di informazione e della rete. La Turchia approva una delle leggi più restrittive e oscurantista che sia mai stata scritta.

 Il parlamento turco ha votato in nottata un controverso pacchetto di norme sostenute dal governo di Recep Taiyyp Erdogan che rafforza il controllo dello Stato su internet. Il via libera era scontato poiché il partito islamico di Erdogan dispone della maggioranza assoluta.
Le nuove norme sono state bollate come liberticide da diverse ong, associazioni di giornalisti e dall’opposizione turca, che accusa il premier di voler nascondere gli scandali di presunta corruzione che stanno investendo figure vicine al potere.
 Il testo appena approvato consentirà in particolare all’autorità governativa per le telecomunicazioni (Tib) di bloccare – anche senza un provvedimento della magistratura – siti web che diffondano contenuti ritenuti tali da violare «la vita privata» delle persone e informazioni giudicate «discriminatorie o calunniose». Il Tib potrà inoltre richiedere ai gestori di fornire l’accesso a dati per risalire ai siti visitati da ciascun internauta. Dati che le autorità potranno poi tenere archiviati fino a due anni, anche in assenza di procedimenti giudiziarie.
Questi elementi hanno fatto gridare allo scandalo gli oppositori, secondo i quali si tratta di misure volute dal governo Erdogan – alla vigilia di una delicata tornata elettorale amministrativa – sia per intimidire le voci ostili presenti nella rete, sia per frenare la circolazione delle notizie e dei sospetti sulla cosiddetta Tangentopoli turca: notizie e sospetti che proprio sul web hanno trovato finora spazi di diffusione piuttosto liberi. Il partito di Erdogan (Akp) ha invece difeso l’iniziativa giustificandola come una forma di tutela nei confronti della privacy dei cittadini e delle persone più esposte, a cominciare dai bambini.
La Turchia già prima di questa riforma aveva una normativa considerata da aziende come Google fra le più restrittive al mondo per internet, quasi al pari della Cina.E c’è da sperare che questo esempio non venga seguito anche da altri paesi.
In realtà questo Paese è uno dei mercati europei più grandi per quanto riguarda il pubblico online. Come mostrato in questo grafico è il settimo mercato a livello mondiale per Facebook e l’undicesimo per Twitter.
Il tutto però a fronte di una libertà di stampa davvero bassa, che vede Ankara al 154esimo posto su 179 (l’Italia è al 57esimo posto)
Fonte Corriere.it

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